Uno strumento irrinunciabile per la progressione di un sito sul web. Ma di che si tratta esattamente? Cerchiamo di fare chiarezza.
Quando ci si mette in testa di realizzare il proprio sito Internet a scopi commerciali o anche solo un blog che serva da propellente per far conoscere meglio la propria attività, ricorrono nei discorsi le piattaforme CMS. Ma cosa significa questa sigla, per la precisione? Giga.it può spiegartelo. Proprio dai suoi ideatori abbiamo tratto delle informazioni preziose sull'argomento.
Oltre a conoscere la risposta più ovvia, content management systems, devi sapere che stiamo parlando di un “utensile” che, abbinato a un idoneo hosting (in parole povere, il datore di spazio web), ti facilita la vita.
Le operazioni periodiche automatiche, i “refresh”, la sicurezza, le impostazioni e i dati da conservare, la grafica e molto altro dipendono dalla buona qualità del sistema designato da queste tre semplici lettere. Può avvalersene l’utente alle prime armi, ma lo adoperano pure le agenzie informatiche maggiormente qualificate per i loro clienti. Tra l’altro, si tratta di assetti di base che possono essere modificati e sviluppati con semplicità.
Nella pratica, che accade?
Una volta che disponi del tuo website già opportunamente “confezionato”, il CMS ti aiuta a gestirlo, ad aggiornarlo, ad abbellirlo a tuo piacimento. Ci stiamo occupando di meccanismi flessibili e assai intuitivi, perciò il loro utilizzo non richiede conoscenze approfondite dei software (o degli hardware) impiegati.
Basta comprendere quali sono le operazioni importanti da effettuare e tenere costantemente d’occhio l’insieme. Una volta che prendi la mano, tutto appare estremamente fluido. Poiché l’inserimento periodico di contenuti e informazioni comporta una particolare attenzione verso il buon funzionamento del prodotto finale, ecco che ci si abitua anche a una sana manutenzione di principio.
Le due scelte
In sostanza, si può contare su due tipi di piattaforme CMS: quelle che hanno degli specifici proprietari e quelle cosiddette open source. Nel primo caso ci troviamo di fronte a un codice emesso non rintracciabile, nella misura in cui l’evoluzione del sito rimane di competenza dell’utente – di solito, un professionista che sa muoversi in rete – o dell’agenzia alla quale si è affidato.
Nel secondo caso, invece, il codice originario è di pubblico dominio, in quanto afferente a Drupal, Joomla!, WordPress, ecc. Dietro ci sono dei programmatori volontari, dunque non sono contemplati pagamenti obbligati da aggiungere al conto spese.
Le differenze reali
Hai notato che abbiamo menzionato il codice originario, o meglio sorgente? Bene, non è un dettaglio da poco, visto che è grazie a esso che ci si “schiera”. Ribadiamo: quando il codice è di proprietà solo in pochi conoscono i suoi connotati, e – se si tratta di impiegati fidati – non c’è alcun rischio che venga diramato o disperso.
L’altra eventualità, per contro, include una libertà di accesso che per certi versi non è così “pesante” (se non ci si reputa a rischio di intrusioni o sabotaggi), ma che ti lascia indubbiamente esposto. Magari ora non ti sembra una faccenda rilevante, ma non è escluso che in avvenire te ne voglia legittimamente preoccupare.
Aspetti a favore…
Non è che la fragilità che abbiamo appena messo in evidenza non abbia alcuna ragione di esistere o sia frutto della noncuranza di chi ha inventato questo genere di codici. Un CMS open source si traduce spesso nella possibilità di un contributo più allargato, in un miglioramento continuo e privo di barriere da parte di collaboratori assolutamente benintenzionati.
…e il risvolto della medaglia
Purtroppo viviamo in un mondo spesso malevolo, e bisogna tenere in opportuna considerazione l’intromissione di qualche “nemico” nel tuo sistema. Soprattutto se la tua attività dovesse prendere piede.
Sicché, se emergesse qualche punto debole all’interno dell’apparato del tuo blog o del tuo sito, qualcuno potrebbe approfittarne per comprometterlo o demolirlo. D’altronde, a volte è una questione di prezzo, e non sempre ci si può permettere subito ciò che si desidera.
Le rassicurazioni da pretendere
Se opti per l’open source, dunque, sincerati almeno della presenza di alcune tutele di base. Su tutte, quella che riguarda l’aggiornamento dell’impianto che hai messo su. In tal modo, dovresti essere un minimo cautelato: un sistema “vecchio” mostra facilmente le sue falle all’hacker in grado di osservare; al contrario, un sistema che si rinnova almeno un po’ è prevalentemente schermato da possibili attacchi. In attesa di maggiori garanzie…