Con il termine littering si vuole indicare una pratica diffusa di maleducazione – ai limiti però del vero e proprio reato ambientale – che consiste nell’abbandonare i rifiuti per strada o nei parchi o sui mezzi e luoghi pubblici arrecando un evidente degrado all’ambiente. È una pratica di comune inciviltà che nell’ultimo decennio, però, sta dilagando con preoccupanti conseguenze, per cui non ci si limita più a buttare la classica carta per terra, ma si arriva al grande elettrodomestico, il divano, il materasso e persino sacchi di calcinacci da ristrutturazione domestica che dovrebbero essere sottoposti a regolare smaltimento di rifiuti edili contattando l’azienda comunale che si occupa della raccolta dei rifiuti o rivolgendosi a ditte private specializzate come la Nova Ecologica.
Differenza tra littering e discarica abusiva
Lo smaltimento illegale di rifiuti domestici, urbani o industriali messo in atto per risparmiare sulla gestione dei costi di smaltimento è un reato, spesso, perpetrato da imprese criminali che crea fenomeni isolati, ma devastanti di degrado e distruzione ambientale.
Il littering, invece, è la pessima abitudine del singolo cittadino di buttare rifiuti o abbandonarli con non curanza e maleducazione nelle aree pubbliche come piazze, parcheggi, strade, parchi, indipendentemente dal fatto che siano tutelati o protetti. Basterebbe gettare i rifiuti nei rispettivi contenitori o consegnarli alle apposite isole ecologiche – nel caso degli ingombranti – per evitare il degrado ambientale che questa pratica comporta.
Secondo uno studio del 2004 svolto dall’Università di Basilea, i rifiuti che maggiormente vengono gettati nell’ambiente fuori dagli appositi contenitori sono quelli risultanti dal cibo take away, giornali e opuscoli, volantini e materiale pubblicitario, imballaggi, mozziconi di sigarette.
Il littering in Italia è un fenomeno dilagante e preoccupante che ha invaso anche le città, i luoghi d’arte e le città metropolitane dove il degrado si somma al degrado.
Quali sono i “costi” del degrado e del littering
Il littering che produce il degrado urbano e ambientale ha delle forti ripercussioni sull’economia, il benessere sociale e sull’attrattività dei centri urbani, soprattutto quelli d’arte. Dal punto di vista economico, incrementare la spesa e le risorse umane per la pulizia urbana, il recupero dei luoghi rovinati, la risistemazione delle aree verdi, la riqualificazione e la ristrutturazione dei beni pubblici è ben più ingente della “semplice” manutenzione, con costi che gravano sulle spalle dei cittadini, i quali se collaborassero a mantenere puliti almeno gli spazi comuni ne beneficerebbero per primi in termini di riduzione delle tasse e qualità dei servizi. Il degrado ha un costo anche in termini di entrate turistiche, di appeal e di nomea: tendenzialmente un luogo brutto, sporco e maltenuto allontana il turista. Infine, il degrado ha un costo sociale evidente: i luoghi sporchi e promiscui dove è facile nascondersi per urinare (è sufficiente un divano o un elettrodomestico abbandonato vicino a un cassonetto in città) o spacciare droga (basta l’erba alta per nascondersi) aumentano nel cittadino il senso di insicurezza e pericolo.
A tutto questo si può rimediare tornando all’educazione civica, al recupero del rispetto per la cosa pubblica come di quella privata e all’applicazione delle ammende previste per legge; ma prima che intervenga la legge, occorre ripristinare il normale buon senso, in particolare il littering è un fenomeno che nasce dalla maleducazione intrinseca del cattivo cittadino e si deve correggere con il recupero delle regole basilari della buona educazione e poi del rispetto per l’ambiente e la natura, per estensione.